L'espreienza dei programmi urbani complessi e, all'interno di questi, dei Contratti di Quartiere, è suscettibile di richiamare quella tensione che corre tra due diversi tipi di attività rispetto alle quali gli attori sociali e politici allocano le proprie risorse che alcuni autori che si sono occupati analisi delle politiche pubbliche (March e Lanzara) hanno indicato con l’opposizione tra exploitation ed exploration.
Laddove la prima attività fa riferimento all’esplorazione di nuove configurazioni istituzionali, l’altra (exploitation) rimanda invece allo sfruttamento e al perfezionamento di quelle esistenti.
L’attività progettuale connessa alla predisposizione di un programma complesso richiede certamente ai soggetti istituzionali l’investimento di attenzione, risorse, ricerca attiva; richiede “sperimentazione, propensione al rischio, invenzione, attitudine al gioco e alla scoperta”. Esiste però il rischio che la propensione all’esplorazione produca modalità quasi compulsive d’azione che assorbendo costantemente grandi quantità di risorse e di energie espongono l’attore al rischio di non addensare e rendere consistenti e durevoli i possibili esiti.
In altri termini, l'attività di exploitation, cioè il perfezionamento di routines e assetti già esistenti, rischia di non avere spazio.
Sotto questa luce, la carica di innovatività di un programma molto ambizioso quale sono stati i Contratti di Quartiere può rappresentare un problema.
Rispetto al carico di complessità affrontato o da affrontare e rispetto al fatto che, molto spesso, l'attuazione rimane come un "momento unico" di attenzione verso gli spazi caratterizati da maggior problematicità sociale o degrado urbano, può essere utile ripensare l'architettura di tali programmi, depotenziandone la complessità.
Anzi, quando di mezzo c'è una questione sensibile come la casa, si può tornare a un approccio di tipo settoriale, corretto dall'utilizzo degli strumenti che si sono imposti nella sperimentazione dei programmi urbani complessi: strumenti di accompagnamento, strutture intermedie, agenzie e promotori sociali. Cioè di tutti gli strumenti capaci di riattivare un contesto sociale e di ridefinire le prospettive di sviluppo di una comunità locale.
Rispetto ai CdQ si tratta di pensare a iniziative meno pesanti, a progetti meno ambiziosi: misure contenute ma attente a costruire le condizioni per avviare esperienze e ulteriori proposte future, tali da determinare forme di presidio leggere ma continuative.
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