L’efficacia dell’azione dei contratti di quartiere è dipesa in modo rilevante dalla capacità espressa dai Comuni nell’esercitare un ruolo di regia attraverso una struttura organizzativa (spesso costruita ad hoc o comunque dedicata) in grado di governare il processo di attuazione (e le relazioni spesso difficili e conflittuali tra i diversi soggetti pubblici/privati/del terzo settore) e al tempo stesso attivare forme di coordinamento orizzontale tra quei soggetti e/o settori interni al Comune.
2) Capacità di governare processi complessi: soluzioni organizzative ad hoc.
Rispetto all’ampio fascio di azioni in cui si articolano i programmi, risdulta rilevante che le istituzioni coinvolte –in primo luogo le amministrazioni comunali e gli ex IACP comunque denominati– definiscano e attivino soluzioni organizzative e gestionali in grado di governare i complessi processi di attuazione che i contratti di quartiere richiedono.
3) Il programma come punto di partenza e non di arrivo.
La “firma” dei Contratti è da intendersi solo come un punto di partenza (e non punto di arrivo): il patto con i firmatari è da rinnovare costantemente nel corso del processo di attuazione; sarà affidato alla capacità di regia e di ricomposizione dell’azione pubblica dei governi locali (e della politica) garantire e coltivare la sfera “pubblica” entro la quale l’attuazione dei progetti può produrre efficacia e durevolezza dei risultati attesi.
La fase di attuazione dei contratti di quartiere non è intesa come fase di semplice realizzazione di opere e interventi previsti dai programmi presentati, in quanto lungo il processo di attuazione ci si aspetta che altri programmi e azioni (sia pure non inseriti nella formulazione originaria del CdQ originario) si innestino e investano i quartieri producendo sinergie e rafforzamento degli interventi del contratto di quartiere.
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