domenica 30 marzo 2008

sacro, moderno e luce

Quando Rafael Moneo ha pensato al'utilizzo della luce nella cattedrale Nuestra Senora de los Angeles i riferimenti dell'architettura moderna che lo hanno sicuramente sostenuto sono stati la Resurection chapel a Turku di Eryk Bryggman e Notre Dame du Haut a Ronchamp di Le Corbusier.

In queste due chiese vi è la sensazione che qualcosa trascende l'esperienza del quotidiano: nella luce si materializza il sacro. Anzi, in particolare, si materializza l'esperienza degli spazi sacri del passato. Il passato medioevale.

A Turku, Bryggman ci fa rivivere l'efficiente verticalità dell'architettura gotica.

A Ronchamp, invece, Le Corbusier ci fa riscoprire un'atmosfera che non è lontana da quella di una chiesa romanica.
In tutte e due i casi è proprio la luce che diventa protagonista della definizione dello spazio: è la luce che si fa da tramite per recuperare il senso del trascendente e si presenta come espressione del sublime.

sabato 29 marzo 2008

Koolhaas: lo spazio del movimento

Di ritorno da Lille, alcune riflessioni prese a prestito da Luigi Prestinenza Puglisi sulla strategia di Rem Koolhaas.

Rem Koolhaas ha lavorato a lungo intorno alla definizione di un'adeguata strategia di progetto volta al superamento del problema delle limitazioni che gli edifici (e i loro spazi) determinano sull'utente e sui suoi movimenti. Koolhaas progetta spazi affinchè il corpo si possa muovere con maggiore libertà rispetto alla produzione edilizia corrente.

Parte da una considerazione: l'architettura è una prigione del corpo. Se, infatti, si costruisce un muro, viene automaticamente abolita una direzione verso cui ci si può muovere. Se i muri sono due -per esempio in un corridoio- di direzioni da percorrere ne resta una sola. Se si pensa a una casa tradizionale, a ogni stanza corrisponde una funzione (letto, bagno, cucina, soggiorno) e l'utente, come in una sorta di schiavitù, ogni giorno ripetete lo stesso rituale: ci si alza, si va in bagno, poi in cucina...

Gli edifici di Rem Koolhaas, a guardar bene, giocano molto sulle trasparenze. Sono il modo più semplice attraverso cui liberarsi dalla schiavitù, se non altro percettiva, della materia muraria. La stessa strategia progettuale, però, gioca anche sulla forma degli spazi: non più scatole statiche destinate alla sosta e alla contemplazione ma luoghi che si inseguono, si agganciano e si scontrano l'uno con l'altro. Sino a arrivare ai piani inclinati dove è negata la orizzontalità dei pavimenti.

Koolhaas, inoltre, centra la propria strategia sul movimento: l'architettura non è l'inerte forma del contenitore, cioè della massa muraria, ma la vita del suo contenuto e quindi, in ultima analisi, la vita dei corpi che si muovono liberamente nello spazio. Proprio a Euralille, in un unico ambiente si incontrano i movimenti di coloro che vanno in macchina, sulla metropolitana, in treno e sulle scale mobili.


martedì 18 marzo 2008

effetti del credit crunch (2)

Le azioni di J.P. Morgan-Chase in rialzo per tutta la seduta di ieri e chiuse a poco meno di un rotondo +10 per cento, in quanto il mercato ha apprezzato che il prezzo, si fa per dire (2 dollari ad azione), della transazione conclusa nella notte di domenica e che ha portato all'acquisto di Bear Stearns, sia stato inferiore al valore del palazzo che ospita il quartier generale di Bear. (via diario della crisi finanziaria).

venerdì 14 marzo 2008

effetti del credit crunch

Alla chiusura dei mercati di oggi, la capitalizzazione in dollari USA di Unicredit è quasi uguale a quella di Citigroup (oggi a 104,80 mld di dollari), cioè la più grande banca del mondo. La capitalizzazione di Unicredit, invece, è pari a 59,28 mld di euro che, al cambio odierno di 1,5616, diventano 92,57 mld di dollari.

lunedì 10 marzo 2008

leggerezza vs. pesantezza

Michele Costanzo ragiona sull'opposizione leggerezza/pesantezza nella recente produzione di architettura. Pensando soprattutto alla Spagna quale luogo in cui con più vivacità si manifesta un'attenzione rivolta a un'architettura della "pesantezza" e uno specifico interesse nei confronti di materiali costruttivi in grado di sottolineare la staticità dell'oggetto e il "radicamento" nel luogo e nel tempo.

Una delle "tracce formali" che con maggiore incisività indica il profondo cambiamento nell'elaborazione delle idee e nel modo di esprimerle, avvenuto nel mondo dell'architettura all'incirca negli ultimi vent'anni, è la diversa interpretazione che è stata data dei materiali che ne definiscono le singole opere, attribuendo ad essi un'importanza determinante nel loro esito figurativo.

La prassi corrente dello star system architettonico tende a ricercare nell'architettura (quasi esclusivamente) valori capaci di stimolare una gamma di sensazioni che vanno dall'emozione allo stupore, dal turbamento allo smarrimento, perseguendo un indirizzo costruttivo basato sulla ricerca della "leggerezza".

L'impiego di certi materiali particolarmente sofisticati, nel rivestimento di un edificio, che la ricerca e il mercato mettono a disposizione e che rendono, ad esempio, certe sue parti contemporaneamente trasparenti o riflettenti, è la conferma di tale tendenza che, da un lato, si sforza di perseguire un'espressività coinvolgente, cercando di trascinare l'utente in un turbine emotivo e, dall'altro punta a illuderlo operando sull'oggetto stesso una forma di scarto dalla realtà, in questo modo, entrando in una dimensione che oscilla tra l'onirico e il virtuale. Si tratta, infatti, di una realtà che perde la sua concretezza per entrare nel mondo del "desiderio".

Al contempo, si manifesta una sorta di resistenza alla smaterializzazione dell'oggetto architettonico, alla perdita progressiva della sua massa.
Questo recupero dell'idea materia è anche un modo per contrastare l'idea, peraltro assai diffusa, di architettura come comunicazione: una visione che ne indebolisce l'essenza, rendendola effimera, fragile, deperibile.

venerdì 7 marzo 2008

archistar e identità delle città

Leggo qui, con un pò di ritardo, la Preghiera di Camillo Langone pubblicata da Il Foglio di mercoledì 5 marzo 2008 che riflette sui rapporti (perversi) del ricorso che varie città italiane fanno delle archistar rispetto alla tutela e valorizzazione delle identità delle città stesse.

Dio che accechi chi vuoi perdere, perché proprio i sindaci italiani? Non potresti abbagliare i sindaci del Burkina Faso, dove tanto non andrò mai?
Il City Brands Index 2008 ha decretato che la città più riconoscibile del mondo è Sydney. Anno dopo anno le città italiane declinano verso l’irriconoscibilità, tiene soltanto Roma (grazie a San Pietro e al Colosseo, nonostante Richard Meier).
Ovvio, non c’è un nostro sindaco che abbia aperto gli occhi sul concetto di “site specific”.
A Milano chiamano Libeskind per costruire un grattacielo che la renda simile a Busan, Corea del Sud.
A Reggio Emilia vann fieri di Calatrava col suo ponte seriale che fa tanto Argentina e Wisconsin.
A Salerno il nuovo tribunale di Chipperfield mette i brividi, siccome formato dagli stessi parallelepipedi che l’architetto inglese ha piazzato ad Anchorage, Alaska.
Con grande spesa le città italiane si camuffano, cercano di sfuggire all’identificazione, come fa chi ha commesso un crimine, chi vuole farsi dimenticare.

martedì 4 marzo 2008

Hillary e mutui subprime

Su LaVoce.info Francesco Vella analizza il rapporto che si fa sempre più stretto fra problemi di finanza (personale e non) e politica.

Pochi magari se ne sono accorti ma uno dei temi che riscaldano di più la battaglia nelle primarie democratiche tra Hillary Clinton e Barack Obama sono i mutui.


"Una volta, parlare di banche, borse, azioni e tassi di interesse significava rivolgersi a pubblici ristretti e quindi elettoralmente poco significativi. Oggi, e il popolo dei subprime ne è la più evidente dimostrazione, la finanza e le sue deviazioni riversano i loro effetti su fasce sociali sempre più ampie e sempre più interessate a sapere cosa ne pensano i candidati alle elezioni, candidati che devono mantenere un difficile equilibrio tra gli oggettivi bisogni di protezione delle persone più deboli e i pericoli delle derive populiste, molto facili in periodi preelettorali."

In particolare, è interessante la posizione di Hillary Clinton che, almeno così sempra, volta le spalle alle banche.... e forse, anche per questo se ne vedono le conseguenze.

Hillary, che come dice lei fa meno poesia e più prosa dell’avversario, ha l’esplicito obiettivo di salvare i titolari dei subprime e le loro case attraverso un programma fondato su:
a) incentivi alla ristrutturazione dei “troubled mortgage”;
b) limitazione delle forti penalità di pre-pagamento inserite nei contratti;
c) rafforzamento dell’informazione attraverso un grande piano di “indipendent face to face counselling” e cioè strutture indipendenti di consulenza che aiutino e proteggano chi cerca casa e finanziamento.

lunedì 3 marzo 2008

petrolio a 103 $

Oggi petrolio oltre i 103 $ al barile che ha quindi superato di slancio la soglia psicologica dei 100 $. Come per il dollaro, sembra quasi incredibile.

I pessimisti/catastrofisti continuano a presagire valori molto più elevati (stime fino a $150). Da queste parti, invece, molto più modestamente si ritiene che nel movimento ci siano componenti politiche e speculative davvero notevoli.

Osservando ad esempio l’andamento dell’uranio, si vede che l'Uranium spot price è fissato alla fine di febbraio a 73 $ mentre al mese di giugno 2007 era addirittura a 136 $: significa che oggi si trova più del 45% al di sotto dei massimi di poco più di 6 mesi fa.

Petrolio ai massimi e uranio no: se l'economia reale ha un senso, tale divaricazione di bias è spiegabile anche, e soprattutto, con ragioni che con l'approvvigionamento energetico hanno poco a che vedere.