giovedì 5 aprile 2007

Il ruolo delle fondazioni bancarie: un buon esempio dalla Fondazione Cariplo

I soggetti di riferimento della politica della casa stanno cambiando. Forse un po’ troppo lentamente, ma eppur si muove.
La tradizione ci ha consegnato una situazione molto schematica e, per ciò stessa, altrettanto limitata: per l’edilizia sovvenzionata ci pensano gli ex IACP (oggi ARTE, ALER, ATER, ecc.) mentre all’edilizia agevolata-convenzionata provvedono i soggetti privati (cioè le cooperative).
Ormai è abbastanza chiaro –per le verità, non a tutti- che in materia di servizi (e anche la casa lo è) ciò che importa sono le prestazioni erogate e non tanto la natura pubblica o privata dei soggetti che li prestano.
Una casa in affitto a canone moderato oppure un alloggio per gli studenti può essere offerta non solo dal pubblico ma anche da un gran numero di operatori privati: le imprese di costruzione o loro consorzi e associazioni, le cooperative di abitazione o loro consorzi, le società costituite o partecipate dagli ex IACP, le organizzazioni non lucrative di utilità sociale individuate dall’art. 10 del D.Lgs. 4 dicembre 1997 n°460, fino ai cittadini singoli o riuniti in forma associata. Ciò che importa è che realmente il canone di affitto sia più basso rispetto alle dinamiche del mercato immobiliare.
Basta determinare le condizioni affinché ciò sia fattibile. Non è facile ma è possibile. E probabilmente costa anche un po’ meno di un intervento a totale carico dello Stato (o della Regione).


In questo quadro rinnovato, un ruolo di una qualche rilievo lo possono (o forse debbono) esercitare le
fondazioni bancarie ai sensi dell’articolo 1, lettera c-bis) del decreto legislativo 17 maggio 1999 n°153.
La Fondazione Cariplo lo dimostra: e questa mi sembra una best practice. Però non tutte le fondazioni sono uguali.

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