Rispetto allo scenario rappresentato dall’Istat nel Rapporto annuale 2006, nel mercato del lavoro è certamente in atto una parallela espansione del numero dei soggetti, che rimangono residenti nel luogo d’origine, ma che sono occupati temporaneamente in altre parti del territorio nazionale.
Pur non disponendo della stessa profondità analitica, anche in riferimento al tema della mobilità dei lavoratori temporanei emergono tesi riconducibili a quelle fatte dall’Istat.
Il loro ammontare in questi anni è stato oggetto di diverse stime non sempre coincidenti. Dall’ultimo rapporto ISTAT si evince che in Italia ci sono circa 150 mila lavoratori in somministrazione (che collaborano con le agenzie di lavoro temporaneo e interinale) e 110 mila prestatori di opera occasionali, a cui occorre aggiungere i circa 650 mila collaboratori per avere un quadro complessivo –anche se non aggiornato- del mondo del lavoro atipico in Italia.
Una ricerca dell’Irer del 2005 “Le politiche per la Casa: scenari e ipotesi strategiche”, calcola che il 21,46% del totale delle missioni di lavoro interinale hanno destinazione in una provincia diversa da quella di residenza. E la durata media della missione è poco superiore a 84 giorni, con una retribuzione media oraria pari a poco più di 8 €.
Utilizzando la base dati Manpower, una recente ricerca ha calcolato che quasi il 40% dei lavoratori interinali meridionali sono interessati da fenomeni di mobilità a lungo raggio. Al contempo, tale mobilità interessa soltanto tra il 2/4% dei lavoratori con residenza nelle regioni settentrionali.
Rilevante notare che circa un quinto dei casi di rifiuto dell’avviamento proposto sia dovuto alla lontananza della missione. È ragionevole chiedersi se parte di questi rifiuti abbiano motivazioni economiche che potrebbero venire meno in presenza di politiche per la casa che offrano sistemazioni abitative temporanee.
domenica 3 giugno 2007
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