L’involucro dell’edificio, sia verso l’esterno sia verso la corte interna, è caratterizzato da un piano di facciata a fasce orizzontali ottenuto dalla combinazione di bande caratterizzate da superfici colorate alternate a bande opache finite con il legno.
All’esterno, il rivestimento fino all’altezza del parapetto è realizzato in listelli di larice. L’abbinamento di materiali naturali con superfici colorate, è risolto intenzionalmente con l’utilizzo di un materiale, il legno, che determina una certa resa materica e si distingue dalla neutralità delle superfici colorate.
Le dimensioni minime da assegnare alle finestre sono funzionali alla corretta illuminazione interna del posto di lavoro, con l’attenzione a non pregiudicare contemporaneamente la dispersione termica in inverno e l’accumulo termico in estate. I risultati sono stati di circa il 40% di vuoti sul piano di facciata esterno e del 65% di aperture su quello che prospetta verso la corte interna.
L’utilizzo delle lastre colorate serve anche per alleggerire l’impatto visivo del serpentone edilizo lungo quasi un chilometro.
I pannelli colorati frammentano la lettura delle superfici e inducono una sorta di vibrazione sul piano della facciata, tale da dinamizzarne la percezione nelle giornate soleggiate ma anche in quelle, molto frequenti a Dessau, in cui l’illuminazione è diffusa perché il cielo è totalmente coperto.
Lo spettro cromatico applicato nell’UBA di Dessau, fatto di 33 colorazioni differenti organizzate in sette famiglie, è molto differenziato e si è semplicemente adattato alla configurazione dello spazio. In altri termini, ogni famiglia di colore viene selezionata in modo che ciascuna parte dell’edificio accentui uno specifico colore guida, che lo relaziona cromaticamente con il contesto.
Con un procedimento di ricerca molto empirico, gli esiti progettuali sono determinati in relazione ai colori presenti nel contesto, prelevati attraverso campionature di colore della scala NCS. Vi è prevalenza del verde laddove l’edificio fronteggia un bosco urbano; vi è invece prevalenza del rosso allorché il termine di confronto sono i manti di tegole delle coperture.
Il colore è entrato in gioco nel processo progettuale dopo che era già emersa l’idea di base; a questo punto, il colore è subentrato come elemento integrante del sistema di facciata.
La scelta di un determinato colore o di una combinazione cromatica è avvenuta invece attraverso un processo lungo e complesso.
Nel primo modello per il concorso del Ministero all’Ecologia a Dessau, in scala 1:200, sono stati fissati punti di colore e superfici cromatiche che ricordano le persiane scorrevoli; un’idea questa che deriva dal GSW di Berlino e dal centro fotonico ad Adlershof, in cui gli elementi di protezione solare sono colorati.
Lo stesso procedimento è stato poi ripetuto con un nuovo modello in scala 1:75 con campionature di colore della scala NCS.
Solo dopo sono diventati rivestimenti in vetro colorato che nascondono elementi funzionali come le ante per l’aerazione notturna o rivestono pareti massicce.
L’individualità dell’edificio è definita anche attraverso il colore; ne consegue che, rispetto al trascorrere del tempo, la durata del colore diventa fattore decisivo. Se, infatti, viene eliminato il colore, decade una parte importante del carattere dell’edificio.
Anche se le tecniche di rivestimento si sono enormemente sviluppate, tuttavia le tinteggiature durano al massimo 10 anni.
Con il rivestimento cromatico sul retro della lastra di vetro, si ottiene non solo una superficie colorata molto bella e luminosa; la superficie è protetta dalle intemperie e quindi stabile nel tempo.
L’edificio del Ministero dell’Ecologia è un punto di equilibrio nella percorso progettuale dello studio Sauerbruch-Hutton.
In molti esempi successivi, il colore non è più elemento enfatizzante dell’architettura ma diventa autonomo mezzo stilistico. Le cromie risentono della memoria della pittura. Le superfici vibratili di Bridget Riley, Piero Dorazio e di Sol Lewitt sembrano i riferimenti culturali più evidenti.
Nel laboratorio di ricerca di Berlino per la Boehring l’uso di pannelli di vetro stampato diversificati fra loro determina un motivo di facciata che, inizialmente poco leggibile e addirittura impressionante, riproduce una struttura molecolare astratta ingrandita. Il motivo, diffuso sull’intera pelle esterna in modo uniforme, porta all’annullamento totale delle relazioni tettoniche dell’edificio.
La facciata diventa il biglietto da visita dell’architettura e dei progettisti in quanto componente adatto più di qualsiasi altro a trasmettere immagini e a essere rappresentativa di sé stessa. Rispetto al binomio forma-funzione del Movimento Moderno, per il quale l’involucro doveva riflettere l’interno dell’edificio, il sistema di facciata non solo si separa dalla struttura portante ma trasforma l’involucro in una sorta di tendaggio, in semplice pelle dai contenuti autonomi.
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