Il tema delle nuove regole per il governo della dispersione insediativa si è arricchita negli anni più recenti di nuovi strumenti normativi specificamente dedicati a questo obiettivo.
Per un contesto come quello italiano, prima di spingersi verso le esperienze nordeuropee, può essere già sufficiente guardare al di là delle Alpi: in Francia e, in particolare, la vigente legge urbanistica francese (Loi Solidarité et Rénouvellement Urbains - n. 2000-1208 del 13 dicembre 2000).
I principi della legge sono chiaramente enunciati nel testo: essi rinviano all’interesse generale e al governo del territorio in quanto bene comune ma sottolineano con chiarezza che al centro della nuova legge sono i problemi determinati dalla dispersione insediativa contemporanea: “combattere la ghettizzazione e la dispersione insediativa, riqualificare le città dense, promuovere politiche e piani integrati per favorire la mixité abitativa, lottare contro l’esclusione, garantire una offerta equilibrata di servizi pubblici”.
Gli obiettivi che ne discendono sono: “politiche urbane più coerenti e alla scala pertinente (per realizzare rapporti costruttivi fra comuni e agglomerazione), città più solidali, trasporti al servizio dello sviluppo sostenibile, partecipazione continua dei cittadini”.
Principi e obiettivi si traducono in strumenti urbanistici in qualche modo riformati ma anche in nuove regole specificatamente dedicate a contenere la dispersione insediativa.
Il nuovo strumento prescrittivo che si applica alla scala intercomunale è rappresentato dalla “Regola dei 15 chilometri” (Règle d’urbanisation limitée) che stabilisce che in assenza di piano di inquadramento territoriale sopracomunale approvato (SCOT: Schéma de la Coherence Territoriale), i comuni situati a meno di 15 km dal confine di centri urbani di almeno 50.000 abitanti o dai litorali non potranno realizzare interventi rilevanti su territori aperti.
E ancora, gli SCOT potranno subordinare le nuove urbanizzazioni al livello di dotazione di trasporti pubblici e allo sfruttamento preventivo dei suoli disponibili in aree già urbanizzate (una regola che rafforza il carattere prescrittivo dello SCOT e che ha molte affinità con analoghe disposizione tedesche, britanniche e olandesi).
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