Lo stock edilizio registra una sorta di strutturale divaricazione e conseguente rigidità tra un patrimonio di alloggi di medio-grandi dimensioni e una quota di popolazione fatta di anziani soli.
a) Si tratta di anziani autosufficienti (tra i 65 e i 75 anni), con situazioni economiche anche molto differenziate, che abitano alloggi generalmente di proprietà di dimensioni del tutto sovrabbondanti rispetto alle esigenze espresse.
b) In alcuni casi, l'anziano è un pò meno che autosufficiente e, pertanto, richiede al proprio alloggio delle particolari attrezzature.
c) Soprattutto sopra i 75 anni, l'anziano tende invece a essere assistito all'interno della sua famiglia.
Quali sono i riflessi sulla politica edilizio-urbanistica di queste tre differenti tipologie di domanda abitativa?
1) Necessità di rimodellare il patrimonio abitativo, al fine di adeguarlo alle peculiari esigenze degli anziani: richiama una politica selettiva (e non generalista) di facilitazioni sia normative sia fiscali volte a promuovere interventi di ristrutturazione edilizia tali da ridurre il taglio degli alloggi e che, al contempo, possano offrire la restante parte dell'immobile originario al mercato dell'affitto.
2) Necessità di avere un'offerta abitativa tale da garantire la compresenza e la prossimità di alloggi con tagli differenziati e facilmente abbinabili. In altri termini, alloggi con due o tre vani, con un terzo o quarto che può diventare autonomo all'occorrenza e senza costosi interventi edilizi.
Si tratta di un tipo di alloggio che si presta sia all'accoglimento di un anziano all'interno della famiglia dei figli sia a ospitare badanti o baby-sitter.
3) Opportunità di favorire, nell'ambito dello stesso intervento edilizio, forme di convivenza di diverse età e una congiunta politica dei servizi (anche non pubblici) che sviluppino ipotesi di reciprocità: l'anziano dev'essere preso in cura ma, al contempo, dispone di molto tempo che può utilizzare per prendersi cura degli spazi comuni o di altre persone.
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