E' da quando studiavo che la produzione architettonica spagnola mi accompagna ed è diventata un buon punto di riferimento nella pratica progettuale.
E in questi giorni ove l'Italia scopre di essere minacciata dal sorpasso dell'economia spagnola, mi sembra buona per scelta di tempo la decisione di parlare della produzione architettonica in Spagna.
Su architettura di pietra se ne parla, e se ne fa un bilancio, a partire da una mostra.
Non particolarmente nuovo ma ben detto questo passaggio. "Nel 1968, quando sulla Spagna gravava ancora il muro dell’isolamento che divideva la società dal resto d’Europa, Vittorio Gregotti scriveva “In Spagna c’è una specie di silenzio, di spazio immobile, figurativamente antico, estraneo all’ansia trasparente e al movimento dello spazio centroeuropeo da cui nasce l’architettura moderna”.
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Tuttavia è rimasto qualcosa di questa inclinazione al silenzio nel loro metodo progettuale che preferisce scelte elementari e minimali che corrispondono al motto di epoca barocca “il buono, se è breve, è doppiamente buono”, dove l’obiettivo di questa “brevità” ricorda molto da vicino il più moderno e noto “less is more”, ma ci ricorda anche valori quali la durata e la solidità costruttiva, concetti che di fronte all’odierna e imperante ansia per la novità ci appaiono ancora più antichi e necessari."
La produzione che mi interessa di più abbina un forte sapere tecnico, tale da fornire loro un controllo razionale sul processo progettuale, a una ricerca teorica e compositiva, sia sotto il profilo della composizione architettonica in senso stretto sia dal punto di vista del disegno alla scala urbana.
In particolare, la ricerca compositiva è volta a valutare e gestire le influenze esterne e gli stimoli della storia e del luogo, facendoli diventare veri e propri materiali di progetto. In questo modo i rapporti tra nuovo e permanenze tendono ad annullare sia il tempo sia le contingenze. Questa capacità di proiettare l’essenza del passato nel presente ha significato essere, per usare un’espressione di Fernando Tavora, “tradizionalmente moderni”.
Sotto un di foto da Flickr del nuovo Municipio di Murcia di Rafael Moneo.
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