lunedì 28 gennaio 2008

co-housing per le giovani coppie e gli studenti

In materia di progetto della residenza, quelle ad alto grado di flessibilità mi sembrano le più intertessanti e le più seminali: sono in sintonia con le modalità abitative contemporanee, sempre più mutevoli in archi temporali ristretti, e riescono a dare risposta alle rinnovate pratiche sociali di solidarietà e compartecipazione, già ampiamente diffuse in altri paesi europei.

Il progetto della residenza della contemporaneità mi sembra debba essere improntato a:
a) l’adattabilità spaziale;
b) la flessibilità tecnologica;
c) la coabitazione (co-housing), ossia alla possibilità di condividere alcuni spazi dello proprio alloggio con quello in stretta adiacenza o con altri alloggi situati sullo stesso piano o comunque nell'ambito dello stesso organismo edilizio.

Le comunità di cohousing combinano l’autonomia dell’abitazione privata con i vantaggi di servizi, risorse e spazi condivisi (micronidi, laboratori per il fai da te, automobili in comune, palestre, stanze per gli ospiti, orti e giardini) con benefici dal punto di vista sia sociale sia ambientale.
La dimensione media dell’insediamento è, in linea generale, di 20-40 unità abitative, destinate sia a famiglie sia a single.
La scelta di vivere come una “comunità di vicinato” si traduce nella realizzazione di una sorta di “villaggio”’ dove coesistono spazi privati (la propria abitazione) e spazi comuni (i servizi condivisi).
Le motivazioni che portano alla coresidenza sono l’aspirazione a ritrovare dimensioni di socialità non più praticate, di aiuto reciproco e di buon vicinato.
La scala intermedia tra l’alloggio e l’unità insediativa viene individuata in una dimensione intermedia, denominata cluster (gruppo, aggregazione, ndr), consistente nell’unione di 7-8 alloggi. Ciascun cluster viene gestito autonomamente dai nuclei familiari che vi appartengono per quanto riguarda la manutenzione ordinaria e la preparazione dei pasti, aspetto questo che si risolve normalmente nell’organizzazione di cene comuni tra gli abitanti del cluster con frequenza variabile (in media 3-4 volte a settimana).



Progettare la possibilità di coabitazione di alcuni spazi di un alloggio (spazio per cucinare o per pranzare insieme, spazio lavanderia, spazio per palestra, spazi aperti, ecc.) significa prevedere un certo grado di flessibilità distributiva e tecnologica dell’abitazione.
Ogni unità abitativa è quindi chiamata a risultare idonea ad accogliere diversi tipi di utenza (approntando piccoli cambiamenti interni) e, al contempo, dovrà anche rispondere al variare delle esigenze della medesima utenza nel tempo (nascita di un figlio, presenza di un anziano all’interno del nucleo familiare; ecc.).

A rendere possibili tali gradi di adattabilità degli spazi abitativi saranno soprattutto le particolari scelte tecnologiche, orientate a privilegiare i materiali leggeri e le modalità costruttive facilmente assemblabili e disassemblabili (tecniche reversibili), in modo da favorire la manutenibilità dei
diversi elementi tecnici del sistema edificio nell’arco della sua vita utile e la sostituzione, il riutilizzo degli elementi tecnici o anche il riciclo dei materiali a fine vita.
Le soluzioni costruttive messe a punto dovranno pertanto essere riconducibili al tema della reversibilità costruttiva (possibilità di smontare e rimontare le parti del sistema tecnologico).

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