"Nel romanzo Ti prendo e ti porto (di Nicolò Ammanniti) via prima, scortati e confortati anche da materiale documentario come Bowling at Columbine (il primo successo internazionale Di Michael Moore) avevamo pensato agli outlet come a immense stazioni di conforto nel mezzo delle praterie americane, ovvero in un mondo senza città, senza piazze, senza luoghi destinati nei secoli all’incontro in pubblico. Cazzullo, con la sua dettagliata Esplorazione del fenomeno«outlet» in un territorio percorso e ripercorso dalla storia, fittamente popolato di piazze e di chiese, lungo catene quasi ininterrotte di piccole città con tante e profonde radici locali di tradizione e persino codici di comportamento sempre osservati, sempre rimbalzati tra le generazioni, dimostra al lettore che sciami di astronavi «outlet» si sono posate dovunque in Italia, larghi, solidi, chiusi, estranei alla storia, impermeabili (indifferenti) a qualunque cultura perché portano una cultura propria e diventa capace di travolgere, o meglio di cancellare tutto il prima."
Il fatto è che gli spazi del commercio e dell’intrattenimento (e il loro grande successo) non sono altro che l'esito di una domanda sociale di modernità, e relativi ambienti, a cui pare proprio che il settore pubblico non voglia dare alcuna risposta.
Il potere pubblico ha, di fatto, delegato agli operatori commercial-immobiliari la sostituzione delle piazze (pubbliche) con i complessi (certo collettivi, ma per definizione privati). E, inoltre, lo stesso settore pubblico ha smesso di pensare e di riconoscere come centrale l'idea di spazio pubblico, la cosiddetta "idea di città".
Ciò che mi sembra sia del tutto assente è un qualche tentativo di comprendere il rapporto fra spazio, società e immaginario. O meglio, il settore immobiliare lo ha capito benissimo; il settore pubblico un pò meno.
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