giovedì 1 novembre 2007

cultura architettonica contemporanea: quale identità?

Da Luigi Prestinenza Puglisi una convincente lettura riferita all'ambiente culturale emergente in campo architettonico e, più in generale, artistico.
Ambiente culturale che dallo scambio tende (o sta tendendo) a produrre un linguaggio ibrido.

"In architettura il fenomeno, proprio in questi anni caratterizzati dai viaggi a basso costo, dagli scambi che avvengono già a livello universitario, dalla rottura delle barriere e dei confini geografici, dalla conoscenza delle lingue sta portando a risultati felici. Tanto che non e' azzardato affermare che e' nata una nuova generazione -la generazione Erasmus- che, nel campo delle arti, sta producendo interessanti sperimentazioni, proprio a partire dalla commistione dei linguaggi. A cosa porterà? Direi ad almeno tre fenomeni:

a) innanzitutto alla delocalizzazione. Da tempo i grandi studi l’hanno capito aprendo filiali dappertutto. Ma anche i giovani stanno provvedendo, attivando forme di partnership con studi locali di omologa grandezza. Nei casi più felici stanno nascendo studi transnazionali che, su base paritetica, lavorano insieme attivando una strategia che li vuole uniti quando serve e separati quando il lavoro può essere gestito localmente;

b) in secondo luogo ad una nuova koiné linguistica. Un po’ come successe durante la cultura ellenistica. Il fenomeno, diversamente da quanto paventano gli apocalittici, non porterà necessariamente all’omologazione globalizzata ma a linguaggi sfaccettati e ibridati. Se tutti parleremo l’inglese (cioè una lingua standard) questa sarà aperta a mille sfumature e varianti, che saranno i nuovi dialetti;

c) infine ad un maggiore nomadismo che, alla cultura italiana farà un gran bene: si nascerà in un posto, si studierà in un altro, ci si specializzerà in un altro ancora e si lavorerà un po’ dappertutto. E anche le persone pigre e tendenzialmente stanziali viaggeranno molto di più. Forse, come già succede, vivranno in più case. Come si riconoscerà, allora, quella a cui saranno più radicati, cioè quella che costituisce la frontiera della propria privacy? Una risposta me l’ha data una giovane e brillante progettista che già vive questa condizione: quella dove c’e' il tuo gatto che ti aspetta."

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