"Secondo il disegno di legge, le Zfu possono essere istituite in tutto il territorio nazionale, in porzioni di aree urbane con non più di 30mila abitanti. L’intervento si concretizza in una serie di sgravi fiscali e agevolazioni per le piccole e micro-imprese che hanno, o iniziano, la propria attività nelle Zfu. L’esenzione è totale per i primi cinque anni e comprende le imposte sui redditi, l’Irap, l’Ici sugli immobili commerciali e l’esenzione dal versamento sui contributi da lavoro dipendente. Dopo questo periodo iniziale, vi sono altri quattro anni di esenzione parziale, per garantire un ritorno graduale alla fiscalità regolare."
L'esperienza è riconducibile a quella francese delle Zone Franches Urbaine e, in misura minore, a quella statunitense delle Enterprise Zones (Ez).
"Va detto che l’evidenza empirica finora disponibile per le Ez non è particolarmente incoraggiante. Gli studi più autorevoli dimostrano che l’impatto delle incentivazioni sulla crescita dell’occupazione è stato praticamente nullo. Due sono le difficoltà principali. In primo luogo, poiché gli sgravi fiscali sono diretti solo ad alcune categorie di imprese, l’aumento dell’occupazione delle imprese agevolate viene per lo più controbilanciata dalla riduzione di quelle non agevolate. In secondo luogo, più che favorire nuova occupazione, gli sgravi fiscali incentivano lo spostamento delle attività produttive dalle zone limitrofe non incentivate alle Ez."
L’esperienza americana è in realtà ancora più ricca e comprende le cosiddette Empowerment zones, in cui gli incentivi fiscali si coordinano con politiche sociali in senso stretto (servizi sociali, creazione di infrastrutture pubbliche). In ogni caso, le Zfu francesi e italiane assomigliano molto di più alle Ez che alle Empowerment zones.
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