sabato 3 novembre 2007

Renzo Piano e il progetto per la Fiera a Milano

In parallelo allo studio del progetto di Renzo Piano per Sesto San Giovanni, porto avanti l'analisi del progetto (non vincitore) che lo stesso Piano ha preparato per conto di Pirelli & c. Real Estate in occasione della selezione delle offerte per la trasformazione della vecchia Fiera a Milano.

Così si legge dalla relazione di progetto.
"Il progetto si caratterizza per una chiara impostazione metodologica che ha consentito la formalizzazione di un disegno chiaro, riconoscibile, basato su tre elementi: il compatto tessuto edificato nel semiquadrato superiore, il grande e imponente parco nel semiquadrato inferiore, e infine la torre alta e slanciata nel centro dell’intervento. Il tracciamento a terra di tutto il progetto discende dal reticolo di maglie del tessuto urbano circostante e imprime una chiarezza geometrica naturale a tutto l’intervento. La diagonale tesa tra Porta Domodossola e Piazza Amendola viene utilizzata come spartiacque tra aree edificate e spazi verdi, offrendo alle architetture che vi si affacciano un margine di grande privilegio."
Questa la base dell'analisi del luogo condotta da Marco Romano.
"Milano è il frutto di una sapiente pianificazione del tardo Ottocento (il piano Beruto) e del primo Novecento (il piano Pavia Masera) il cui criterio
fondamentale era stato quello di disegnare una serie di tre boulevard concentrici, il primo dei quali sulla sede dismessa delle fortificazioni militari spagnole e le due successive un poco più esterne, la prima con la larghezza di 30 e metri e le due successive con la larghezza rispettivamente di 40 e di 50 metri.
Questo schema a cerchi concentrici era stato poi arricchito da alcune passeggiate radiali, (...)
Sequenza poi completata dai viali alberati che fuori le mura collegavano Milano alle altre città e che con la successiva espansione ottocentesca erano stati inglobati e convenientemente allargati al suo interno, diventando in definitiva un reticolo di strade a vario titolo tematizzate. Che evitavano alle parti più lontane dal centro di soffrire di quell’emarginazione simbolica alla quale soccombono i nuovi quartieri progettati dopo il 1950, dei quali nessuna strada tematizzata testimonia
con la sua visibile grandiosità l’appartenenza alla città e neppure lega al centro cittadino con le efficaci sequenze di un tempo, e che per questo potrebbero appartenere a qualsiasi altra città, luoghi per principio di una irrimediabile emarginazione simbolica.
Ecco allora il nuovo progetto della Fiera diventare l’occasione per ricucire ed esaltare questa rete simbolica della città ottocentesca.
Sull’area della Fiera convergono tutte le autostrade cha arrivano a Milano da nord, e se la tagliassimo in mezzo avremmo come veduta finale la facciata di Santa Maria delle Grazie, uno dei più ragguardevoli monumenti della città in ragione dell’architettura del Bramante e del Cenacolo vinciano che vi si trova
."
E ancora: "A queste indicazioni ho aggiunto il suggerimento di ricorrere ad altri temi della tradizione europea, per esempio una bella strada principale con i suoi negozi, una piazza e, perché no?, un grattacielo, tema collettivo moderno della quale Milano ha già i due esempi clamorosi del Pirelli e della Torre Velasca, cui avrebbe potuto dignitosamente affiancarsene uno nuovo, ad annunciare le sequenze cittadine.
Pare poi ragionevole tenere conto del fatto che Milano si è accresciuta con isolati affacciati lungo le strade e che quindi non pare né necessario né opportuno ricorrere a tipologie aperte che possono venire impiegate dovunque, in un’altra città o anche in aperta campagna, senza tenere conto della specifica morfologia dei quartieri milanesi contermini
."
Questa, infine, il commento dello stesso Marco Romano che, tra le altre cose, era membro della giuria.
"Soltanto Renzo Piano ha interpretato bene il tema presentando un progetto nel quale il giardino pubblico occupa la metà dell’area, è contornato da strade, ed è recintabile; la visuale di Santa Maria delle Grazie è salvaguardata e sottolineata almeno da un filare di alberi; la sequenza dei boulevard occidentali è ben mantenuta; abbiamo poi una parte dell’edilizia, quella non residenziale, affacciata su una vera e propria strada principale con i suoi negozi da entrambi i lati cui le case, seppure non allineate lungo la strada fanno ragionevolmente capo; la strada è poi ritmata da una piccola piazza triangolare racchiusa tra le case; infine il grattacielo, ergendosi solitario, si presta bene a costituire un nuovo tema collettivo della città."

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