Un'idea sulla quale stiamo ragionando da qualche tempo per migliorare la situazione energetica nel settore civile prende le mosse dall'assunto che se non si mette mano all’efficienza energetica del patrimonio edilizio esistente, il problema energetico in Liguria (ma l’Italia in generale non è diversa) non si risolverà mai. Sul punto, infatti, i dati forniti dalla Relazione sullo Stato dell’Ambiente ligure sono chiarissimi: il 48,8% dei consumi finali sono fagocitati da consumi finali per gli edifici residenziali privati e dal patrimonio immobiliare pubblico.
Riscaldamento, raffrescamento, acqua calda e consumi finali di energia elettrica, rappresentano quindi la fetta più grossa del mercato energetico. Fetta che, a differenza degli altri comparti, nel tempo non ha visto ridurre il proprio valore assoluto. Se, infatti, i consumi finali globali si sono nel tempo ridotti, nel comparto civile -per il quale il PEAR individuava come obiettivo una riduzione del 10% da conseguire entro il 2010- non si osserva una tendenza analoga: nel 1998, il valore dei consumi nel comparto civile è stato di 1.323 ktep, nel 2005 tale valore si è elevato fino a raggiungere i 1.453 ktep.
Tale performance, inoltre, stride ancor più se si fa riferimento ai target fissati dalla Commissione europea che, attraverso la Politica energetica per l'Europa, ha proposto una serie di obiettivi per l’anno 2020, tra cui vi è la riduzione di almeno il 20% dei consumi attuali.
Sul civile la nostra regione ha investito soprattutto in termini normativi e procedurali (ad es. Certificazione energetica e relativo regolamento) ma queste iniziative avranno ricadute molto limitate sul piano complessivo, dato che sono limitate alle nuove costruzioni oppure ai casi di modifiche rilevanti del patrimonio edilizio esistente.
L’attuale architettura normativa si limita ad agire sulla nuova edificazione che, però, rappresenta solo il 5-6% dello stock edilizio complessivo ligure. Inoltre, la vita media degli edifici si aggira attorno ai 70-80 anni; in altri termini, per tutto questo tempo, molto difficilmente un edificio verrà interessato da interventi di riqualificazione strutturali.
Ecco, quindi, che con l’attuale quadro giuridico ben poco si può sperare di ottenere al fine di invertire il trend di consumi totali, dato che il raggiungimento di elevati standards di efficienza in pochi nuovi interventi, senza intaccare viceversa il grande comparto del patrimonio esistente, al più raggiunge il risultato di frenare l’incremento dei consumi. Non certo quello di invertire una tendenza.
La normativa ligure, infatti, non ha ritenuto di agire in modo incisivo, almeno fino ad oggi, sul piano dell’incentivazione alla riduzione dei consumi finali da parte degli attuali consumatori. Per tutti i motivi appena menzionati, è necessario affrontare nel breve periodo il problema del risanamento energetico delle preesistenze edilizie.
In una situazione così le strategie possibili sono essenzialmente due: o una politica, diciamo così, di riqualificazione della generazione energetica (cioè aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili), o cercare di ridurre i consumi.
La Regione Liguria, per la verità, ha molto investito e sta ancora investendo nell’incentivazione delle energie rinnovabili. A fronte dell’impegno pregresso, la produzione di energia rinnovabile in tutti i comparti economici –quindi non solo nel settore civile- è ancora poco inferiore ai 100 ktep. È davvero difficile, quindi, pensare che in tempi ragionevoli si possa assistere a una riduzione sensibile dei consumi originati da fonti tradizionali attraverso impianti –necessariamente di grandi dimensioni- che sfruttano le energie rinnovabili.
Scegliere invece la seconda strada, quella della riduzione dei consumi, ovviamente non deve significare ridurre gli standard qualitativi di vita, bensì migliorare l’efficienza di macchine e impianti, ma soprattutto degli edifici.
Quest’ultima strada sarebbe certamente la più conveniente e con gli effetti più duraturi, strutturali e largamente vantaggiosi. In Liguria ci sono circa quasi 700.000 edifici, nell’ambito del quale il 90% circa ha fabbisogni energetici altissimi: circa 200-250 kwh/mq (anno) che significano 25 litri di gasolio o 25 mc di metano/mq anno.
Esiste quindi la necessità di predisporre un grande programma di risanamento energetico degli edifici esistenti. Dimezzarne i consumi significherebbe infatti uscire definitivamente dalla crisi energetica, liberando importanti risorse finanziarie suscettibili di andare a beneficio di tutti i settori economici nonché dei bilanci delle famiglie liguri.
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