sabato 5 febbraio 2011

effetti "quasi" inintenzionali

Inizio una serie di post con temi esclusivamente locali. In linea generale, mi interessano poco i blog che si occupano di questioni circoscritte. In realtà, però, anche così c'è modo di affrontare questioni di portata più generale.
In molti settori della vita associata, infatti, ci sono pochi che pensano e parlano mentre sono tanti quelli che, di fatto, si fanno indirizzare. A livello locale, spesso, chi "pensa per gli altri" è chi ha più tempo. E allora vediamo.

A proposito di un programma urbano complesso (PRU per alloggi a canone sostenibile del comune di San Bartolomeo al mare) che vede alcuni interenti edilizi in variante al PRG vigente caratterizzati da una quota di edilizia sociale, una delle critiche più persistenti è relativa alla scarsa opportunità di procedere a varianti urbanistiche. Meglio sarebbe stato affidarsi alla redazione del nuovo Strumento Urbanistico Generale.

In termini quantitativi, la variante prevede 65 alloggi aggiuntivi, di cui ben 25 sono destinati a ERS. In altri termini, più del 38% dello stock edilizio aggiuntivo persegue uno scopo marcatamente sociale, senza particolari aggravi per le finanze pubbliche, sia locali sia regionali o statali, dato che il cofinanziamento sulla sola parte sociale è pari a circa il 17,4% del costo riconoscibile. 
La condizione per realizzare tale risultato è, necessariamente, consentire anche la realizzazione di quote di edilizia libera in modo da rendere fattibili micro economicamente i singoli interventi. E il Comune, attraverso varianti specifiche, ha un maggior potere contrattuale, come ci insegna l’ormai lunga esperienza dei programmi urbani complessi.

Vediamo ora cosa sarebbe successo utilizzando la procedura ordinaria della redazione del nuovo PUC. In termini di quote di ERS quali dotazioni territoriali, si sarebbe applicata una quota riconducibile a quella di cui al disposto degli artt.26 e segg. della lr 38/07 e s.m.i. e dell’allegato G del PQR 2008-2011: la quota di edilizia sociale obbligatoria sarebbe scesa al solo 10% della volumetria edificabile. 
Secondo questa opzione, quindi, per conseguire lo stesso risultato in termini di numero di alloggi sociali, sarebbero stati necessari ben 250 nuovi alloggi, contro i 65 che sono stati previsti grazie alle modalità tipiche dei programmi urbani complessi. Uno sforzo quasi quattro volte superiore.

Certo, l’alternativa poteva essere non fare nulla. Non ci sarebbero stati i 65 alloggi e, tra questi, non ci sarebbero stati neppure i 25 alloggi sociali. Inazione che non è nuova: il Comune non ha un solo alloggio destinato alla locazione sociale. Non perché li abbia venduti. Non li ha mai avuti.
L’altra alternativa per realizzare la stessa quantità di alloggi sociali era un investimento totalmente pubblico pari a circa 3,3 milioni di euro, da localizzare su aree da espropriare. Considerando che si assiste sempre più frequentemente a problemi per trovare 50.000 euro in più per qualche opera pubblica, l’alternativa può andar bene, al più, per qualche campagna elettorale.

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