Un pò di anni fa (purtroppo sono proprio tanti) mi è capitato di dovermi adeguare al mio studio di settore. Era un anno di transizione sotto molti punti di vista: uscivo da un ufficio pubblico e avevo lavorato poco. In pratica, mi sono ritrovato a essere tassato anche su una base imponibile che non avevo realizzato. Non mi ricordo più la cifra: mi è solo rimasto un fastidio per lo strumento inventato da Visco.
Da quasi quindici anni sento parlare di riduzione della pressione fiscale. Ho visto molto poco. Adesso il tema torna a essere attuale. Ed è evidente che si cerca una strada bipartisan: sul Foglio di ieri, Stefano Fassina -responsabile economico del PD- pensiona Visco.
Un paio di passaggi mi sembra opportuno appuntarmeli. Il primo è per gli studio di settore. E il secondo è per la detrazione fiscale del 55% riferito all'efficienza energetica.
"Gli studi di settore, come è noto, sono uno strumento introdotto nel 1998 dall’allora ministro delle Finanze Vincenzo Visco. Il loro compito è quello di raccogliere un insieme di dati che caratterizzano l’attività in cui operano le imprese, con l’obiettivo di valutare la capacità reale di produrre reddito. Uno strumento che secondo Fassina – che di Visco è stato collaboratore e che con Visco lavora all’interno della fondazione Nens – oggi “è sinonimo di un’insostenibile carico fiscale e contributivo per una parte consistente della platea di lavoratori autonomi, e di giovani professionisti, e per questo andrebbe rapidamente abolito”.
“In più, altro particolare da considerare con attenzione, la detrazione fiscale del 55 per cento, introdotta nel 2006, per le ristrutturazioni edilizie eco-sostenibili andrebbe resa permanente: era una buona idea dell’ultima legge finanziaria ma è stata troppo presto dimenticata”.
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