domenica 9 dicembre 2007

il rapporto Censis e le questioni territoriali

Oltre al triste commento di Giuseppe De Rita sullo stato dell'Italia che ha beneficiato del commento un pò su tutti i giornali, la lettura del Rapporto sullo stato sociale dell'Italia 2007 a cura del Censis evidenzia altre questioni degne di nota. Nel seguito alcuni appunti presi dal par.7 "Territorio e Reti".

La programmazione comunitaria
L’anno che si sta chiudendo ha segnato l’avvio del nuovo periodo di programmazione dei fondi strutturali.
Gli interventi fondamentalmente possono riguardare la promozione:
a) dei fattori competitivi delle città, con particolare riferimento ai settori innovativi;
b) della coesione interna alle aree urbane (quartieri a rischio, sicurezza);
c) di un policentrismo equilibrato.
In Italia, i nuovi Programmi Operativi Regionali hanno recepito questa possibilità? La sensazione generale è che i temi territoriali siano rimasti in un certo senso ai margini, essendo trattati in sostanza come argomenti specifici.
Ne è la riprova il fatto che all’interno della descrizione della strategia di sviluppo il territorio è presente come capitolo a parte (“aspetti specifici di sviluppo a carattere territoriale”) dove si tratta, in termini un po’ obsoleti e sbrigativi, di sviluppo urbano e sviluppo rurale.

Il ruolo delle Province
Un’indagine condotta presso gli enti locali e i soggetti di rappresentanza economica che operano all’interno dei diversi territori provinciali individua comunque un tratto unificante: l’esigenza di un presidio forte dell’area vasta in grado di innescare processi di coinvolgimento delle diverse soggettualità presenti nei territori e di concertazione in merito alle azioni da sviluppare.
Per svolgere al meglio questo compito, le province dovranno sempre più caratterizzarsi come centri di condensazione delle istanze territoriali.

La valorizzazione del patrimonio pubblico
Nell’ambito di una tendenza (da tutti auspicata, ma non sempre praticata), a dare risposta alle nuove domande di attrezzature e spazi urbani privilegiando la rifunzionalizzazione del patrimonio immobiliare esistente, in modo da contenere così il consumo di suolo, si aprono nuove opportunità per rimettere in gioco il patrimonio pubblico sottutilizzato.
Dopo la stagione del recupero delle aree industriali dismesse (rilevante soprattutto nelle città del nord), si potrebbe dunque finalmente avviare una nuova fase legata al recupero di decine di contenitori pubblici non più utilizzati: caserme in disuso, vecchi ospedali, carceri abbandonate.


Il pendolarismo
Nell’intervallo 2001-2007 si è registrato un incremento di pendolari studenti e lavoratori (soprattutto impiegati, operai e insegnanti) del 35,8%, corrispondente a 3,5 milioni di persone in più, a fronte di una crescita complessiva della popolazione italiana residente, nello stesso periodo di tempo, di poco più di 1,7 milioni di abitanti (+3,1%). Si tratta di uno straordinario progresso quantitativo che va senz’altro messo in relazione con due aspetti che hanno caratterizzato l’evoluzione socioeconomica del Paese nell’ultimo periodo: l’aumento del numero degli occupati (passati dai 21,6 milioni del 2001 a quasi 23 milioni, con un tasso di disoccupazione ridottosi dal 9,1% al 6,6%) e il contemporaneo incremento del numero degli studenti delle scuole secondarie di II grado e iscritti all’università (nell’insieme sono cresciuti dai 4,2 milioni del 2001 ad oltre 4,5 milioni).



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