sabato 31 gennaio 2015

L'agricoltura multifunzionale: alcune ragioni per un seminario

Il 13 febbraio a Bordighera si terrà un seminario sul tema della multifunzionalità nelle aree agricole con la partecipazione del prof. Guido Sali dell'Università di Milano. Quali sono alcune delle ragioni che hanno condotto a organizzare l'evento formativo?

Le città costiere liguri, negli ultimi vent’anni, hanno molto allargato i loro margini fino a interessare vaste porzioni di territorio periurbano, dando origine a tessuti estensivi caratterizzati da sommarietà delle urbanizzazioni, precarietà dei valori di immagine e attività agricole tendenzialmente in abbandono (ad es. le serre). In molte parti della fascia periurbana del continuum urbanizzato costiero, segnatamente laddove vigeva il regime paesistico del PTCP di Insediamento Sparso in regime di Mantenimento (IS-MA), non è raro registrare insediamenti con densità territoriale addirittura pari a 0,10 mc/mq che sono l’esito di un lungo processo di erosione incrementale delle zone agricole dei piani urbanistici.
Questi spazi tra la città e la campagna più profonda sono spesso spazi senza qualità perché sono portatori di una doppia forma di marginalità, prodotta da un lato dai processi di degrado delle periferie urbane senza spazi aperti pubblici e aree verdi, in attesa di processi di valorizzazione immobiliare, e dall’altra, dalla campagna periurbana che viene abbandonata, senza qualcuno che la coltivi o la curi.
Rispetto a queste parti del territorio, il compito della pianificazione di ogni livello dovrebbe essere quello di porsi il problema della loro rigenerazione, secondo un patto che possa coniugare le funzioni urbane che comunque vi si svolgono con l’identità agricola che permane.

In questa parte di Liguria si fronteggiano diversi scenari interpretativi e conseguentemente progettuali. Il primo dei quali è quello degli ultimi vent’anni, che vede la città espandersi e la campagna occupata dalle nuove parti urbane, più o meno rade.
Il secondo scenario è quello assunto dallo schema di Piano Territoriale Regionale (PTR), impostato sulla definizione di un bordo urbano: da una parte la città e dall’altra parte la campagna. In questo scenario, lo spazio agricolo è sostanzialmente indifferente alla città e la città lo è altrettanto rispetto allo spazio agricolo.
Il progetto di piano del PTR, ormai arrivato alle soglie dell’approvazione -ma ad oggi non ancora approvato e, probabilmente, neppure al termine della legislatura in corso- è chiaramente un progetto in negativo, nel senso che con la classificazione in “Liguria Agricola” o con i “Balconi Costieri” e la “Campagna Abitata” persegue l’obiettivo di porgere un robusto freno al consumo di suolo.

Lo schema di PTR dice di sé (qui): in periodo di crisi, in che modo un piano può dare una mano? In primo luogo, quando riesce a sintonizzare le proprie parole con il Paese.
E la realtà ligure cosa dice? Dice che la Superficie Agraria Utilizzata (SAU) era 92.482,67 ha nel 1990, per poi passare a 62.605,33 ha nel 2000 e finire con soli 49.080,00 ha nel 2007. In altri termini, l’estensione della SAU negli ultimi vent’anni è crollata, arrivando a coprire circa il 9,2% della superficie territoriale dell’intera Liguria. Il 9,2% è il tasso di copertura agricolo più basso d’Italia.
Anche se l’analisi passa dal dato statistico a quello della rilevazione cartografica, le informazioni continuano a essere fonti di preoccupazione: l’estensione del suolo classificabile come agricolo è 79.657,91 ha, quasi il doppio della SAU. Cioè, esistono più di 30.000 ha di suolo agricolo in stato di abbandono.

A fronte di questa lettura, è del tutto evidente che la mera imposizione vincolistica e la sola riduzione degli indici edificatori possono poco; soprattutto, molto difficilmente possono invertire una tendenza strutturale alla riduzione della superficie aziendale coltivata in Liguria.

Ciò che è stato assente nel dibattito pubblico, almeno fino ad oggi, è una reale valutazione delle possibilità di generare un reddito adeguato da parte delle attività agricole multifunzionali e, al contempo, di remunerare i capitali investiti. In altri termini, se per i proprietari fondiari per un lungo periodo di tempo è stato più conveniente “coltivare case”, oggi quali possono essere le convenienze attivabili per far sì che il “coltivare case” possa essere sostituito? 










E quindi, quale possibilità può avere il considerare il soggetto che opere nel territorio agricolo come un operatore multifunzionale che, oltre a coltivare i campi in modo tradizionale, possa abbinare a ciò: l'agriturismo; l'agricoltura sociale; la vendita diretta; la trasformazione o manipolazione di prodotti agricoli aziendali; la produzione di energia;  il contoterzismo; le attività funzionali alla sistemazione e alla manutenzione del territorio, alla salvaguardia del paesaggio agrario e forestale, alla cura e al mantenimento dell'assetto idrogeologico; la trasformazione di prodotti agricoli per conto di terzi.