Per preparare una guidina da portarci in viaggio in Finlandia, mi è capitato di approfondire l'opera di uno studio che non conoscevo: JKMM architetcts. Le opere che visiteremo sono la biblioteca di Turku e una chiesa a Viikki, un quartiere di Helsinki.
A parte il valore dei singoli episodi, la cosa più rilevante che mi sono detto è: "questi sono edifici diversi l'uno dall'altro". Bella scoperta, si potrebbe dire. Ma non è mica così scontato. Anzi.
I meccanismi di produzione dell'architettura, spesso, portano a privilegiare lo stile della firma, cioè del progettista, rispetto ai temi del luogo, del programma e dell'appropriatezza della soluzione individuata. Ne leggevo qui, a proposito del concorso per il Culturforum di Den Haag (qui la rassegna dei vari partecipanti). Effettivamente, mi sembra molto comune produrre lo stesso edificio per posti diversi. Anche per nazioni o continenti diversi. Un pò alla Calatrava, tanto per spiegarmi meglio.
JKMM, invece, mi sembrano molto meno interessati a "marchiare" e rendere riconoscibili le proprie opere attraverso l'applicazione del proprio bagaglio stilistico. Ciò che prevale dalla lettura dei loro interventi è il metodo progettuale, l'artigianalità del fare architettura che li porta a definire soluzioni specifiche per problemi particolari. Probabilmente stando vicino alla propria committenza. Ma con la committenza che si globalizza, come avranno risolto il problema?