In questo articolo pubblicato su lavoce.info, Francesco Vella ipotizza il prossimo traguardo del sistema creditizio per offrire un miglior servizio ai potenziali mutuatari riconducibili ai famigerati subprimes.
In altri termini, la sfida è concedere credito anche a chi, secondo i criteri tradizionali, non lo merita.
"I subprime rappresentano il sintomo di una fenomeno più generale: l’affacciarsi sul mercato del credito di sempre più estese fasce di popolazione che non presentano i normali requisiti di "bancabilità", ma non possono rimanere escluse dai circuiti finanziari, sia per fin troppo ovvie ragioni sociali, sia per la loro rilevanza nel sostenere lo sviluppo economico anche nelle società avanzate. Senza tener conto del pericolo che finiscano nelle mani di circuiti informali e illegali. Ed è evidente che finanziare questa clientela seguendo solo e soltanto i criteri tradizionali (tasso di interesse e garanzie), oppure utilizzando gli automatismi di scoring tipici del credito al consumo, non contribuisce a spostarla dalla sua marginalità. L’anno scorso è stato assegnato il premio Nobel per la pace a Muhammad Yunus fondatore della banca di microcredito GrameenBank. Il successo di questa iniziativa non risiede, come molti erroneamente hanno creduto e continuano a credere, nelle ridotte quantità di denaro prestato a persone povere, ma nel fatto che vengono utilizzate particolari tecniche di valutazione e successiva gestione del finanziamento che consentono, tramite la presenza di operatori specializzati, di rinunciare alle normali, e inesistenti, garanzie, di monitorare costantemente i flussi di rimborso e di ottenere bassissime percentuali di insolvenza. Sono tecniche non certo esenti da dubbi sulla loro esportabilità in contesti diversi da quelli dei paesi in via di sviluppo (dubbi, in parte, smentiti da alcune significative esperienze nell’occidente avanzato), ma rappresentano un importante terreno di sperimentazione di nuove modalità di fare credito a chi al credito non potrebbe mai accedere. Per intermediari ormai abituati a offrire prodotti altamente standardizzati con procedure automatizzate, sarebbero necessarie profonde modifiche organizzative con elevati costi operativi, ma proprio nel settore dei mutui immobiliari negli Usa vi sono ricerche che rilevano la possibile incidenza sui tassi di default non solo di una più alta alfabetizzazione finanziaria, ma anche della attività di assistenza e consulenza nei confronti dei mutuatari. È questa, in altri termini, un prospettiva che coniuga inclusione sociale e profitto perché, non bisogna dimenticarlo, un soggetto "accompagnato" verso un equo, corretto e consapevole utilizzo dello strumento creditizio è destinato a diventare in futuro il miglior cliente."
giovedì 30 agosto 2007
i mutui per i subprime
Ancora su lavoce.info alcune interessanti analisi sul segmento di mercato dei mutui immobiliari subprime che adesso sono diventati così famosi.
Una delle cause, forse la più rilevante, delle insolvenze è data proprio dalle caratteristiche specifiche dei prodotti finanziari dedicati a questo segmento particolare di clientela.
"I prodotti per loro confezionati riflettono la tradizionale impostazione, con tassi di interesse elevati rispetto a quelli praticati agli altri clienti (più alto è il rischio, più alto è il prezzo) e contengono clausole, relative ad esempio ai rimborsi anticipati, decisamente penalizzanti. Ci sono poi alcuni meccanismi come i 2/28 Arm (adjustable rate mortgage) che hanno avuto effetti micidiali per molte persone. Si tratta di pagare una rata fissa per i primi due anni, successivamente la rata diventa variabile e agganciata al tasso di interesse rilevato in quel periodo più un determinato margine. La trappola sta tutta nel margine che, anche in presenza di bassi tassi di interesse, può generare comunque rate più elevate rispetto a quelle di partenza. A questo punto molti mutuatari programmano di rifinanziare il muto originario, ma dovendosi accollare, appunto, salatissime penalità, non ce la fanno e vanno incontro all’inevitabile default."
Una delle cause, forse la più rilevante, delle insolvenze è data proprio dalle caratteristiche specifiche dei prodotti finanziari dedicati a questo segmento particolare di clientela.
"I prodotti per loro confezionati riflettono la tradizionale impostazione, con tassi di interesse elevati rispetto a quelli praticati agli altri clienti (più alto è il rischio, più alto è il prezzo) e contengono clausole, relative ad esempio ai rimborsi anticipati, decisamente penalizzanti. Ci sono poi alcuni meccanismi come i 2/28 Arm (adjustable rate mortgage) che hanno avuto effetti micidiali per molte persone. Si tratta di pagare una rata fissa per i primi due anni, successivamente la rata diventa variabile e agganciata al tasso di interesse rilevato in quel periodo più un determinato margine. La trappola sta tutta nel margine che, anche in presenza di bassi tassi di interesse, può generare comunque rate più elevate rispetto a quelle di partenza. A questo punto molti mutuatari programmano di rifinanziare il muto originario, ma dovendosi accollare, appunto, salatissime penalità, non ce la fanno e vanno incontro all’inevitabile default."
mercoledì 29 agosto 2007
rotatorie e lavavetri
Grande dibattito a sinistra sull'ordinanza fiorentina per eliminare i lavavetri. Paferrobyday consiglia le rotatorie.
il mercato dei mutui: l'origine della crisi finanziaria
Su La Voce.info una buona analisi sulla crisi finanziaria globale.
A parte il dibattito conseguente sul taglio dei tassi sì o taglio dei tassi no oppure il giudizio sull'operato di Greenspan, da ricordare le interrelazioni con il mercato immobiliare e segnatamente con il mercato dei mutui immobiliari.
In sintesi, questa la tesi di Tito Boeri e Luigi Guiso: "... Tre fattori contribuiscono alle difficoltà dei mercati finanziari indotte dai (temuti) default sui mutui subprime nel Stati Uniti: i) la bassa alfabetizzazione finanziaria delle famiglie, ii) l’innovazione finanziaria insita nella massiccia cartolarizzazione di attività illiquide e iii) la politica dei bassi tassi di interesse seguita dalla Fed dal 2001 al 2003."
Per quanto riguarda la bassa alfabetizzazione, si tratta di un insieme di cattiva informazione, inesperienza finanziaria e miopia dei consumatori/investitori che si sono lasciati attrarre dalla prospettiva di ottenere mutui a tassi mai visti prima, estrapolando ai trenta anni successivi i tassi prevalenti sulle prime rate. Questa miopia è stata nutrita e sfruttata dalle banche e dalle finanziarie specializzate in mutui per attrarre e catturare clienti.
L’alfabetizzazione finanziaria è molto bassa in Italia, ma lo è molto anche negli Stati Uniti. Solo due terzi degli americani conosce le leggi della capitalizzazione composta, dunque sa calcolare i costi dell’indebitamento. Meno di un cittadino statunitense su due sa misurare gli effetti dell’inflazione sui costi dell’indebitamento.
A parte il dibattito conseguente sul taglio dei tassi sì o taglio dei tassi no oppure il giudizio sull'operato di Greenspan, da ricordare le interrelazioni con il mercato immobiliare e segnatamente con il mercato dei mutui immobiliari.
In sintesi, questa la tesi di Tito Boeri e Luigi Guiso: "... Tre fattori contribuiscono alle difficoltà dei mercati finanziari indotte dai (temuti) default sui mutui subprime nel Stati Uniti: i) la bassa alfabetizzazione finanziaria delle famiglie, ii) l’innovazione finanziaria insita nella massiccia cartolarizzazione di attività illiquide e iii) la politica dei bassi tassi di interesse seguita dalla Fed dal 2001 al 2003."
Per quanto riguarda la bassa alfabetizzazione, si tratta di un insieme di cattiva informazione, inesperienza finanziaria e miopia dei consumatori/investitori che si sono lasciati attrarre dalla prospettiva di ottenere mutui a tassi mai visti prima, estrapolando ai trenta anni successivi i tassi prevalenti sulle prime rate. Questa miopia è stata nutrita e sfruttata dalle banche e dalle finanziarie specializzate in mutui per attrarre e catturare clienti.
L’alfabetizzazione finanziaria è molto bassa in Italia, ma lo è molto anche negli Stati Uniti. Solo due terzi degli americani conosce le leggi della capitalizzazione composta, dunque sa calcolare i costi dell’indebitamento. Meno di un cittadino statunitense su due sa misurare gli effetti dell’inflazione sui costi dell’indebitamento.
sabato 11 agosto 2007
un'idea per gli immobili marginali
Una delle cose più intelligenti che mi sono capitate di vedere negli ultimi tempi: il tentativo di valorizzare il patrimonio pubblico di minore rilevanza attraverso la messa in rete di tanti piccoli elementi.
Qui l'Agenzia del Demanio prova la concessione di valorizzazione per 50 anni del caselli idraulici del basso Reno.
Dalle mie parti si potrebbe fare per il sistema dei forti.
Qui l'Agenzia del Demanio prova la concessione di valorizzazione per 50 anni del caselli idraulici del basso Reno.
Dalle mie parti si potrebbe fare per il sistema dei forti.
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