sabato 5 febbraio 2011

la dimensione dell'alloggio sociale

Recentemente mi è capitato di confrontarmi (il confronto è un pò eufemistico) con alcuni uffici regionali per alcuni interventi edilizi caratterizzati da una quota di edilizia residenziale sociale (alloggi a canone moderato).
Nulla da eccepire sulla quota di ERS. Alcune perplessità, invece, sulla dimensione degli alloggi. Semplici perplessità o, forse, motivi ostativi. In ogni caso è stato notato che gli alloggi sociali erano un po’ piccoli. E non posso che confermarlo: rispetto alla media regionale dello stock abitativo occupato da residenti (l’abitazione media è composta da circa 4 stanze), gli alloggi di ERS erano più piccoli.
Per la cronaca, più dell’ottanta per cento degli alloggi a canone moderato erano caratterizzati da una superficie utile (una sorta di superficie netta) compresa tra 42 e 51 mq: ampi bilocali oppure piccoli trilocali. Due alloggi avevano una superficie utile superiore ai 60 mq, cioè idonei ad accogliere un nucleo familiare di 4 persone.

Il ritorno sulla scena pubblica del tema della casa degli ultimi anni si scontra evidentemente non solo con problemi di finanza pubblica ma anche con problemi squisitamente progettuali. E magari è anche utile rifletterci un po’ sopra.

In primo luogo, si pone il problema dell’appropriatezza della risposta progettuale rispetto alla domanda. Domanda di casa sociale che non è fatta da una famiglia idealtipica composta da marito, moglie e due figli. Ma che è composta da un caleidoscopio di esigenze. E queste esigenze sono soprattutto rappresentate –almeno quantitativamente- da nuclei familiari di piccole dimensioni: più del 69% dei nuclei familiari residenti nel bacino d’utenza dei progetti di cui sopra sono composti da single o al massimo da coppie. Non è detto di anziani: la coppia può essere anche un coniuge separato con il figlio. Ma non è tutta la Liguria ad avere questa stratificazione sociale?
La stessa composizione sociale la si trova anche nel più ristretto campione di famiglie che abitano in un alloggio di ERP gestito dalle quattro ARTE liguri. I single sono il 33,03% degli assegnatari mentre le coppie sono il 34,21%: si arriva al 67,24%. In pratica, la struttura familiare che abita in alloggi sociali liguri è uguale a quella che abita fuori da questo ristretto ambito.  Se poi consideriamo anche i nuclei familiari da tre persone residenti, arriviamo a un totale di 86,09% di famiglie assegnatarie.

Offrire un quadrilocale per famiglie che per i 2/3 sono composte al massimo da due persone e che per poco meno del 90% sono al di sotto delle quattro persone, significa andare oltre lo stretto necessario. E di molto.

E vediamo allora cosa significa andare oltre l’Existenzminimum dal punto di vista sociale. Mi affido ad Andrea Villani (qui). Detto da me, invece, la riassumo così: si sprecano risorse anche quando le tirano fuori i soggetti privati che realizzano gli interventi edilizi. E dato che la carenza di alloggi rispetto alla domanda è un problema cronico, fornire una risposta sociale sovrabbondante solo per poche famiglie non è proprio una furbata. È solo un modo per acuire la discriminazione tra chi è sovra tutelato e chi non lo è affatto.

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